domenica 1 giugno 2008

Coda a la vaccinara

Pija 'na grossa coda, ma che sia
de manzo e lascia perde la vitella...
Tàjela a tocchi e mettela in padella
a còce, finchè l'acqua je va via...
Bùttece dentro, senza tirchieria,
carote gialle, 'na cipolla bella,
mescola er tutto co' 'na cucchiarella
e versace ojo bono a fantasia...
Aggiungi sale, pepe, pommodoro,
e poi co' tanto sellero fa' er pieno,
così completerai er capolavoro !
Poi metti a fòco lento, senza fretta,
lascia che bolle pe' tre ore armeno
e a la fine te lecchi la forchetta !!!

Alessandro Monti (MA)

Roma li 02 - 06 - 2008

sabato 22 marzo 2008

Ne la vecchia villa.....

So' entrato l'altro giorno, de straforo
ner parco de 'na villa abbandonata.....
L'erbaccia cresce ovunque, incontrastata,
e è diventato er regno de l'alloro
che ha invaso tutto, senza discrezzione,
coll'aria indisponente der padrone.....
Un tappeto de foje rinsecchite
nasconne, sotto er manto, 'no stradello
che parte dar piazzale der cancello.....
Le piante attorno, ormai inservatichite,
crescono a modo loro, tutte storte,
accumunate ne la stessa sorte.....
In mezzo a quer grovijo veggetale,
er gran silenzio è rotto, in quarche istante,
dar canto melodioso e gorgheggiante
d'un usignolo o da l'occasionale
chiocchio d'un vecchio merlo tutto nero
che va in cerca de vermi sur sentiero.....
La, su la destra,s'intravede appena
in fonno ad un vialetto de mortella,
la forma bianca de 'na fontanella
che ormai sta li pe' fa' sortanto scena!
l'acqua nun butta più : dentro la vasca
c'è solola robbaccia che ce casca.....
La villa, ormai in disuso, è fatiscente:
cià er tetto a pezzi e su le antiche mura
l'ellera cresce lenta ma sicura,
coprendo la facciata interamente
con un mantello verde che coll'anni,
ha mascherato tutti li malanni.....
Ar portoncino, mezzo sgangherato,
j'è rimasta sortanto 'na cerniera
ch'ha retto ai danni de l'atmesfera,
e adesso pende tutto verso un lato
aspettanno, cò un pò de tremarella,
che un giorno je se stacchi pure quella.....
De fianco c'è 'na targa arrugginita:
se vede appena.....VILLA..... e tre parole
che ognuno potrà legge come vòle
perchè la scritta è ormai troppo sbiadita.....
Chissà quale importanza ciavrà avuto
questa VILLA dar nome sconosciuto?
Magari, quarche sera, anticamente
lì avranno organizzato grandi balli.....
E allora donne, carrozze, cavalli,
davano de sicuro a quell'ambiente
un'aria chiassosa, allegra, de festa,
ma che nun era mijore de questa.....
Ormai s'era fatto mezzogiorno :
faceva callo.....Un alito de vento
me portò quello stridulo lamento
de 'na cicala.....Me guardai d'attorno :
sentivo addosso un sentimento strano
che me saliva ar còre, piano piano.....
Eppure, in mezzo a tutto 'sto squallore,
c'era n'a pace quasi celestiale.....
Sò ritornato indietro lungo er viale,
cercanno de nun fà troppo rumore
pe' nun turba', co' la presenza mia,
quell'aria dorce de malinconia.....

Alessandro MONTI (MA)

Roma li 22-03 - 08

venerdì 7 marzo 2008

COMPASSIONE

Ieri ho veduto, sopra ar marciapiede,
un cieco ch' era cieco veramente,
non come quelli che lo fanno crede
pe' rubba' l'elemosina a la gente.....
Ciaveva accanto 'na cagnetta bianca
che faceva er saluto co' la cianca.....

Er pover'omo, come se pregasse,
moveva un labbro e co' quell'occhi spenti
fissava er vòto, e forse, pe' lagnasse
de 'sta vita de tribboli e de stenti,
ogni tantino arzava un po' la voce
e se faceva er segno della Croce.....

Vicino a lui, seduta, la cagnola
reggeva er fil de ferro d'un secchiello
in mezzo ai denti, povera bestiola.....
E aiutava in quer modo er poverello
co' un'aria triste, docile, pazziente,
che inteneriva er còre de la gente.....

Me so' fermato un quarto d'ora assorto,
ma a la fine, co' un senso de molestia,
me ne so' annato quando me so' accorto
che sentivo sortanto un ..... "pora bestia"
rivolto ar cane cor secchiello sbieco,
ma nun ho mai sentito di ..... "pòro cieco" !

SANDRO MONTI

Roma li 07- 03 - 2008

sabato 8 dicembre 2007

Dal dottore

- Dunque, da queste analisi si nota
che lei non ha nessuna malattia,
ma gli è aumentata un pò la glicemia
inoltre il colesterolo sta aumentando !

Perciò, per far andare le cose bene
è necessario togliere qualche caloria,
quindi lei segua questa mia dieta :
a pranzo carne aai ferri, una carota

e pane in una dose assai ridotta.
La sera, poi, minestrina di verdure,
un uovo sodo e un pò di frutta cotta....

E per il momento penso che le basti!!
- Benissimo dottore ! Ma questa cura
la devo fare prima o dopo i pasti...???

martedì 13 novembre 2007

Un candidato alla vivisezione (1)


Gli amici lo chiamavano er Cerasa (2) per via del colore della sua carnagione e per il camminare dondolante che ricordava il frutto che oscilla al vento.
Orfano di madre, morta di parto quando lui era venuto al mondo, aveva perso il padre un anno prima, accoltellato in una rissa fra ubriachi. Ora aveva diciotto anni, era semianalfabeta e continuava a fare l'unico lavoro che il padre gli aveva insegnato da sempre : lo stracciarolo (3).
Rilesse con fatica e stentatamente, l'inserzione sul giornale :- Smarrito, zona Magliana, drahthaar (4) roano maschio, taglia media, collare metallo, nome Brik. Lauta mancia......Tel.......ecc.
Il cane osservava in silenzio il suo nuovo padrone, come se percepisse che era lui il soggetto di tanto interessamento.
Er Cerasa appallottolò il giornale e, dopo averlo gettato via, tornò nuovamente a guardare il cane che, da quando gli aveva dato un pezzo di pane casareccio bagnato nel sugo di lenticchie e lo aveva accolto in una vecchia carcassa di roulotte in un campo di demolizioni d'auto, ormai non voleva più saperne di separasi da lui.
Rimase un attimo pensieroso poi, dopo essersi dato una grattata alla
testa, improvvisamente gridò :- "Brik".
Il cane drizzò le orecchie, dimenò la coda e, facendo salti acrobatici, si lanciò esultante sul Cerasa.
Non c'èra alcun dubbio, era proprio lui il cane cui faceva riferimento
l'inserzione.
°°° .....forse centomila- pensò tra se e se er Cerasa- beh, anche cinquantamila sono sempre una bella cifra...°°°°.
Aveva sentito dire che, in genere, i proprietari di cani, sono talmente affezionati alle loro bestie - che scemi!- da pagare anche cifre consistenti per poterli riavere; altri, invece, accusano colui che lo ha ritrovato e restituito, di averlo rubato e, ripresosi il cane, si rifiutano poi di pagare la mancia promessa.
Non sapendo a quale di queste due categorie appartenesse il vecchio
proprietario di Brik, er Cerasa decise che, ancora per quella notte, il
cane sarebbe rimasto con lui.
In realtà, era solo una giustificazione verso se stesso: Brik era una bella bestia, giovane, intelligente e soprattutto affettuoso, al punto che
fin dal primo momento, c'èra stata una perfetta simbiosi fra i due-
Er Cerasa aveva perfino provato a lasciare Brik digiuno per due giorni e libero, ma il cane aveva preferito dormire di notte digiuno e
all'addiaccio, piuttosto che separarsi dal suo nuovo padrone.
Malgrado che il robusto appetito di Brik decurtasse ancor più le sue
già misere entrate, egli non si sentiva di rinunciare a lui; la sua esistenza, già povera di affetti e senza un futuro, sarebbe diventata
ancora più miserabile.
Era tardi e cominciava a fare freddo; una pioggia fine ed uggiosa
bagnava l'uomo ed il cane, penetrando fino alle ossa.
Con le ultime tremila lire er Cerasa comprò da mangiare per se e per
il cane poi, fattolo salire come al solito sul motofurgone, con il quale
girava per le strade della città raccogliendo carta, stracci, materiali ferrosi, bottiglie, cartoni e cianfrusaglie varie, tornò al cimitero auto
alla periferia della città.
Attraversata un'interminabile distesa di vecchie carcasse d'auto,
giunse in quella che una volta doveva essere stata una roulotte. Appena
entrato, seguito da Brik, er Cerasa accese il lume a petrolio, accese la
radiolina e mise della legna nella stufetta.
Brik seguì, seduto nel suo angolo, tutti i movimenti del padrone con
mugolii e scodinzolii di approvazione anche se, ogni tanto, manifestava
la propria impazienza con languide occhiate e lunghe annusate al cartoccio della cena.
Finalmente (per Brik) er Cerasa si sedette sulla sponda della brandina, aprì il pacchetto che conteneva il cibo e, con tanto appetito,
consumarono insieme, da buoni amici, la loro povera cena.
Fuori cominciò a piovere forte ma, nel misero ricovero, cominciò a
diffondersi il calore della stufa, il profumo del cibo e le note distensive della musica.
Il quadro, pur nella sua squallida e tremenda realtà, aveva un tocco
di struggente poesia. A modo loro erano felici!!
Nella notte er Cerasa, contrariamente al solito, si voltò e si rivoltò
infinite volte nel piccolo e duro giaciglio e, sotto di questo Brik, sdraiato su alcuni stracci, manifestò la sua irrazionale solidarietà al
padrone con frequenti spalettate (5) ai suoi piedi che, ogni tanto,
uscivano fuori dalle coperte troppo corte
°°°.........trentamila........., no almeno cinquantamila..........chissà forse
anche centomila.......°°°
Le cifre rimbalzarono nella mente del Cerasa, impedendogli di prendere sonno. Quando non sempre si riesce a mettere insieme i soldi
per sfamarsi, quelle erano cifre da capogiro; c'èra di che assicurarsi il
pane quotidiano per quasi un mese...!
.........questo cane mi è stato rubato. Grazie e sei fortunato che non
ti denuncio!........Ora vattene prima che cambi idea........
Ma poi, per quale motivo avrebbe dovuto restituirlo!?
Ormai apparteneva a lui e questo non tanto perchè di fatto era in suo
possesso, ma perchè il cane gli era affezionato, ed era irrilevante, per il
Cerasa, che di diritto appartenesse ad un'altro; dopo tanto tempo non
significava più nulla. Aveva sentito dire che anche per i bambini adottati, questa era la norma, quindi perchè non doveva essere valida
anche per lui specie trattanddosi di un cane?
Era certo che se avesse potuto scegliere, Brik avrebbe scelto lui, er
Cerasa.
Ad un tratto i furiosi latrati di Brik fecero schizzare giù dalla brandina er Cerasa. Guardò attraverso i cartoni, che alla bella e meglio chiudevano una finestra e, da una fessura, vide due figuri che,
in silenzio, armeggiavano attorno al suo motofurgone. Allora afferrò
un tubo di metallo e, aperta la porta, si catapultò fuori, urlando come
un ossesso.
Ma Brik fu più veloce : senza rallentare lo slancio saltò per afferrare,
alla gola, il più vicino dei due uomini. Ma questi parò, con il braccio
sinistro, l'attacco del cane, mentre con la mano destra fece roteare
qualcosa che colpì l'animale proprio nel momento in cui serrava, tra
le mascelle, l'avambraccio dello sconosciuto.
Brik ricadde a terra emettendo lunghi guaiti di dolore e i due furfanti
ne approfittarono per correre verso una moto, che avevano lasciato poco distante, profferendo, nella fuga, oscure parole di vendetta.
Brik doveva avere una gamba e qualche costola fratturata perchè, oltre che a lamentarsi, riusciva a malapena a stare in piedi- Quando er
Cerasa si chinò per prenderlo in braccio, per riportarlo nella roulotte,
vide in terra delle macchie di sangue; segno che i suoi denti erano giunti a destinazione!
Er Cerasa si accese la penultima sigaretta, mise le mani nelle tasche
e tirò fuori tutto il denaro che possedeva : poche centinaia di lire!
Neanche i soldi per la colazione di quella mattina!
Si dette una grattata alla testa e guardò Brik; era indeciso.
Non voleva rinunciare ad un amico fedele, un amico con cui parlare
e dividere il cibo, tanto o poco che fosse, un amico che non lo avrebbe mai tradito e che lo avrebbe sempre difeso come aveva fatto poco prima, ma soprattutto un amico che non lo avrebbe mai lasciato solo..
.....come un cane!
Ma purtroppo er Cerasa conosceva anche molto bene i morsi spietati
della fame e Brik, in quel momento,era tutto il suo unico capitale, la sua unica risorsa. Non c'era niente da fare, spettava nuovamente a lui
salvarlo per la seconda volta.
Ora, però, si poneva un nuovo problema : restituire il cane, ferito e
zoppicante, c'era il rischio, nella migliore delle ipotesi, di non rimediare (6) neanche una lira; nella peggiore delle ipotesi poteva correre il rischio di beccarsi (7) anche una denuncia per maltrat-tamento ad animali.
Ad un tratto sobbalzò. Si ricordò, improvvisamente, che durante le sue peregrinazioni nei prati della periferia, aveva visto una grande villa, posta in un enorme parco recintato. Sul cancello d'ingresso c'era
una targa con su scritto qualcosa in una lingua a lui sconossciuta ma,
più sotto c'èra anche un cartello con su scritto : " Si acquistano animali
di piccola taglia" -
Ecco si, questa era la soluzione giusta !
Mentre il sole cominciava a levarsi all'orizzonte, er Cerasa legò una
cordicella al collare di Brik e fattolo salire sul motofurgone, si diresse,
a tutta velocità, alla volta della villa.
Suonò, poi, senza attendere, spinse il cancello che era semiaperto, e
cominciò a percorrere il lungo viale che, attraversando l'ampio parco,
conduceva alla villa.
Doveva camminare lentamente e, ogni tanto, strattonare Brik che, a
causa delle fratture, zoppicava e stentava a stargli dietro. Quando fu quasi giunto sotto il porticato della villa un uomo robusto di mezza età,
con un camice celeste, gli si fece incontro.
Mentre er Cerasa contrattava il prezzo di Brik, questi, quasi presagisse la sorte che l'attendeva, si era piano piano messo fra le sue
gambe da dove, di tanto in tanto, lo "spalettava".
I due uomini parlarono per un pò, poi l'uomo dal camice celeste trasse
dal portafoglio tre banconote da diecimila lire e le dette ar Cerasa.

Questi, non appena ebbe stretto nel pugno il denaro, passò la cordicella all'uomo dal camice celeste, e si allontanò in fretta senza
voltarsi. Aveva fatto meno di cinquanta metri quando trasalì e dovette
fermarsi; aveva udito Brik guaire di dolore !
Allora si voltò a guardare e si sentì avvampare d'ira.
L'uomo dal camice celeste colpiva a calci Brik che si rifiutava di seguirlo all'interno della villa. Er Cerasa guardò il denaro che teneva
ancora stretto nel pugno e gli sembrò che bruciasse; dovette fare uno
sforzo su se stesso per non tornare indietro, perchè sarebbero stati guai seri per l'uomo dal camice celeste
Brik, puntato sulle zampe, di cui forse una rotta, aveva la testa girata
nella direzione del Cerasa guaendo ed abbaiando verso di lui, chiedendogli disperatamente aiuto, quello stesso aiuto che lui, Brik,gli
aveva dato quando er Cerasa era alle prese con i due malfattori che
volevano derubare.
L'inutile appello verso colui che avrebbe potuto aiutarlo finì non appena il muso di Brik scomparve dietro lo stipite della porta. Poi più
nulla! Solo un amaro silenzio fu il testimone dell'ira e dello sconforto del Cerasa.
Non appena ritornato in città egli calmò i morsi della fame con una
abbondante colazione; poi acquistò una stecca di sigarette, fece il pieno di benzina, comprò una tanica di petrolio per il lume e delle batterie per la radio.
In un supermercato di alimentari si approvvigionò per alcuni giorni,
poi iniziò il suo solito giro per i prati ed i negozi di periferia, riempendo il motofurgone di tutto il materiale che gli fu possibile racimolare, per un valore di qualche migliaio di lire.
Verso l'imbrunire tornò carico come un mulo, nella sua roulotte al cimitero delle auto, divise il materiale che aveva raccolto e lo sistemò; la stessa cosa fece per le provviste che aveva acquistato, quindi, come al solito accese la stufa, la radio e si preparò la cena.
Ma quella sera ebbe la netta sensazione che la stufa non scaldasse, che il cibo non fosse gustoso come le altre volte e che la musica era di una tristezza opprimente.
Si sentiva solo e nervoso. Ogni tanto lanciava un'occhiata furtiva sotto la sua brandina, dove Brik era solito acciambellarsi durante la notte. Ad un tratto si accorse di gettare, incosciamente, gli scarti del cibo nella ciotola in cui Brik era solito mangiare; questo gli chiuse definitivamente lo stomaco e smise di cenare.
Si coricò, ma non riuscì a dormire. Anche in questo caso si rese conto che, ogni tanto, lasciava uscire di proposito, da sotto le coperte, ora un piede ora un'altro, nell'illusione di sentire la lingua di Brik che gli spalettava i piedi.
A questo punto non riuscì più a resistere : balzò in piedi e si vestì.
Guardò l'ora: le ventuno. Non importava, era tardi ma avrebbe tentato lo stesso. Contò il denaro che gli era rimasto : diecimila lire.
Pazienza, avrebbe restituito quelle impegnandosi a versare le rimanenti ventimila lire entro una settimana-
Giunse in un baleno, posteggiò il motofurgone accanto al cancello e spense le luci. Tutto era immerso nel buio e nel silenzio più assoluto; la
villa sembrava disabitata se non fosse stato per una fioca luce sotto il portico d'ingresso e dietro due grandi vetrate, al primo piano, debolmente illuminate.
Questa volta il cancello era chiuso ed er Cerasa non osò suonare; scavalcò facilmente la bassa cancellata illudendosi, secondo la sua elementare logica, che Brik girasse sciolto per il parco.
Pensava che sarebbe stato sufficiente fare il gro di questo, fischiando
di tanto in tanto sommessamente, e Brik sarebbe corso da lui.
Al buio impiegò quasi mezz'ora per fare tutto il giro del parco, ma del cane non tovò traccia.
Allora, istintivamente, alzò gli occhi verso le due grandi vetrate impercettibilmente illuminate e, seguendo un impulso istintivo, cominciò ad arrampicarsi lungo il tubo di scolo dell'acqua piovana, aiutandosi anche con i grossi tralicci rampicanti dei glicini.
Quando fu giunto alla finestra, sbirciò dentro con circospezione; malgrado la fioca luce di una piccola lampada posta in un angolo, vide
un'enorme salone con, addossati nei muri perimetrali, tanti box di varia grandezza. Al centro due lunghi banconi di cui non riusciva a vedere la fine. Non c'era anima viva !
Allora spinse la finestra semiaperta e saltò dentro. Con passo felpato
cominciò a scivolare lungo uno dei due banconi e a guardare dentro ai box e, con sua grande sorpresa, vide che in ognuno di questi c'era un animale; animali di tutte le specie; sembrava una piccola arca di Noè!
Ad un tratto cominciò ad avvertire una strana sensazione di disagio.
Gli sembrò di trovarsi in una specie di museo animale delle cere; con la differenza che quì gli animali erano vivi, anche se irrealmente silenziosi e quasi immobili.
L'aria era pregna dei più strani odori che andavano da quello dei medicinali a quello delle feci e del sangue; in tutto l'ambiente aleggiava un'impalpabile sensazione di paura e di morte.
Con il cuore in gola e tormentato da un triste presentimento, er Cerasa accese un fiammifero e guardò, con più attenzione, dentro un box preso a caso, rimanendo impietrito, e con gli occhi sbarrati, a fissare, attraverso una una grata, un animale grottesco.
Forse una volta doveva essere stato un gatto, ma ora somigliava di più ad una piccola zebra. La coda gli era stata tagliata e, ad eccezione
della testa e delle zampe, che erano grigie, il resto del corpo era policromo. In luogo della sua, evidentemente asportata prima, gli erano state cucite, longitudinalmente, striscie di pelle di altri gatti dei
più svariati colori : bianco, fulvo,nero e marrone. Dovava essere stato trattato di "fresco" perchè aveva ancora i punti e le labbra delle pelli,
ancora rialzate, lo facevano sembrare gonfio come un rospo !
Alla vista der Cerasa e della luce del fiammifero, non ebbe, come c'era da aspettarsi, alcuna reazione; se non fosse stato per gli occhi sembrava morto ma........purtroppo era ancora vivo!!
Er Cerasa si ritrasse inorridito e, senza volerlo, andò ad urtare un'altro box che era alle sue spalle. Accese ancora un
fiammifero ed alla sua tremolante luce, vide una diecina di conigli bianchi, opportunamente immobilizzati da altrettante presse metalliche, che li facevano rassomigliare a delle sogliole tanto erano
tenuti schiacciati.
Sopra di loro, uno strano aggeggio sormontato da un contenitore di
vetro nel quale c'èra un liquido azzurro. Per mezzo di vari tubicini di
plastica trasparente, questo liquido giungeva a dei contagocce posti
proprio sopra ai loro occhi nei quali lasciavano cadere, a brevi intervalli regolari, delle gocce. Quasi tutte quelle povere bestie avevano
attorno agli occhi, delle escrescenze carnose, grandi come ciliegie; altri
avevano le occhiaie semivuote, evidentemente corrose dal liquido.
In pratica erano stati quasi tutti accecati, chissà perchè, ma a differenza del gatto-zebra, non si poteva capire, dallo sguardo, che erano vivi, ma solo da impercettibili movimenti delle orecchie.
Er Cerasa sentì che se non si affrettava ad andarsene da quel museo vivente degli orrori, avrebbe vomitato.
Piùche vedere intuì che in fondo al salone doveva esserci la porta d'uscita e, tralasciando di guardare ancora nei vari box, cominciò a camminare svelto lungo il bancone per poi girare e guadagnare la porta-
Ogni tanto intravedeva mensole, ganci, presse, cinghie e legacci vari,
ma si sforzò di ignorarli; "sentiva" che nel buio c'erano altre creature
che, mute ed impotenti, soffrivano in silenzio. Si, il silenzio fu ciò che più impressionò er Cerasa; possibile che non si sentisse un lamento di dolore!?!
Inciampò in qualcosa e accese ancora un fiammifero per evitare altri
eventuali ostacoli. Giunse così quasi in fondo al salone ma,un attimo
prima che il fiammifero si spegnesse, ebbe la sensazione che un bambino, immobilizzato su una mensola, lo stasse guardando.
Sentì un gelido sudore freddo scendergli lungo la schiena e, mentre cercava un'altro fiammifero, si accorse che le mani gli tremavano.
Ma no, perdio, non era possibile! Era assurdo soltanto pensarlo!
Che stesse diventando pazzo ?!
Finalmente riuscì ad accendere ancora un fiammifero ed al suo tremolante chiarore, vide una scimmia, posta su una mensola, immobilizzata da diverse staffe di metallo e da alcuni legacci, che lo
guardava in silenzio. E non poteva essere diversamente : in quelle condizioni non poteva muovere neanche un muscolo-
Era dentro un grande parallelepipedo di vetro a cui mancava soltanto il lato inferiore; essa aveva l'addome aperto, dal quale uscivano i soliti tubicini di plastica trasparente, in cui circolava del liquido rosso, quasi certamente sangue. Da quì partivano altri tubicini che andavano
ad inserirsi nel collo dell'animale. Sembrava uno di quei capretti che,
nelle macellerie, vengono appesi con la pancia aperta a dei ganci, per
essere meglio visti dagli acquirenti.
Soltanto che lei non era morta, era viva !!!

C'era un odore insopportabile in quel punto, perchè essa aveva defecato stando in quella posizione

Er Cerasa e la scimmia si guardarono negli occhi; solo un'impercettibile sbattere delle palpebre face capire ar Cerasa che essa non era imbalsamata, ma cosciente ed aveva recepito la sua presenza.
Ciò che più impressionò il nostro amico, fu il suo sguardo.
In esso non c'era ira, non c'era l'impotenza di chi deve subire passivamente, non c'erano inutili tentativi di liberarsi per un'impossibile fuga. La stavano uccidendo lentamente tra atroci sofferenze, ma nel suo sguardo non c'era ne odio ne ribellione, che pure
sarebbero stati istintivi in qualunque essere vivente, ma solo una rassegnata accettazione di quella tortura.
Con tanta calma e tanta dolcezza sembrava quasi grata a quell'intruso per la visita, fuori programma, senza che egli le facese del male.
Un'attimo prima che il fiammifero si spegnesse, la fiamma tremolò ed ella battè più in fretta le palpebre riuscendo, malgrado il morso alla bocca, a muovere leggermente le labbra.
Er Cerasa aveva sentito parlare di certi laboratori dove vengono eseguiti, il più delle volte senza una reale necessità scientifica,
esperimenti su animali vivi e non anestetizzati e allora si ricordò del
motivo per il quale si trovava lì.
Il disgusto e l'orrore per quel luogo infame, popolato di mostri viventi, furono sommersi dall'angoscia di non ritrovare più vivo il suo
Brik. Non poteva perdonarsi di avercelo portato proprio lui per un pugno di denaro che, forse troppo tardi, voleva restituire; si sentì un
essere abbietto. Adesso desiderava solo riavere il suo cane per fuggire con lui sotto le stelle, fino alla loro roulotte.
Con la fronte imperlata di sudore, con una agitazione che non gli faceva più connettere esattamente cosa dovesse fare, e malgrado l'oscurità e gli occchi gonfi di lacrime, cercò per ogni dove il suo Brik,
imponendosi di non fischiare o chiamarlo per non farsi udire da qualche inserviente.
Riuscì finalmente a trovarlo, ristretto in un box grande meno di di un
metro e cinquanta di lato. L'olfatto aveva già avvertito Brik che il suo
padrone era lì e lo cercava e, quando er Cerasa aprì il cancelletto per farlo uscire, lo trovò che già si dimenava tutto in preda ad una gioia
talmente incontenibile, che orinava senza accorgersene.
"Stupido - gli disse affettuosamente sottovoce er Cerasa accarezzandolo - se mi avevi sentito perchè non hai abbaiato?!"
Solo quando Brik si alzò in piedi sulle zampe posteriori, per spalettare meglio il suo padrone, er Cerasa si accorse di un grosso cerotto sotto la sua gola. Allora capì perche il cane, che prima lo aveva sentito e poi visto, non aveva abbaiato, o meglio, malgrado che aprisse
e chiudesse la bocca per abbaiare, non riusciva ad emettere alcun suono: gli avevano segato le corde vocali !!
Lo avevano "preparato" affinchè non si fossero uditi i suoi latrati di
dolore, quando lo avrebbero poi sottoposto ai loro infernali ed inutili
esperimenti.
Silenziosamente, seguito da Brik scodinzolante, er Cerasa guadagnò la porta d'uscita e si affacciò alla tromba delle scale; non c'era nessuno
e tutto era tranquillo e silenzioso.
Facendo le scale a due a due, in pochi secondi, si ritrovò fuori la porta d'ingresso. Prima di cominciare ad attraversare il parco, mise la
mano in tasca e, afferrato tutto il denaro che aveva, lo gettò in terra. Ecco, adesso si sentiva in pace con se stesso!
Mentre le banconote si sparpagliavano disordinatamente sull'erba,
er Cerasa, ebbro di gioia, attraversò di corsa il parco mentre Brik,
abbaiando furiosamente nel più assoluto silenzio, gli saltava intorno
credendo che egli volesse giocare.
Er Cerasa guidò il motofurgone come uno spericolato, voltandosi, ogni tanto, a guardare il suo Brik che, sul cassone posteriore, gli rammentava la propria presenza con ripetute spalettate sui capelli.
Aveva già deciso, in cuor suo, che quella sera Brik avrebbe avuto da
mangiare a volontà e, almeno per quella notte, avrebbe dormito sulla
brandina accoccolato ai suoi piedi.
Subito dopo una curva vide, all'incerta luce di qualche raro lampione,
lo squallido campo demolizioni auto e, istintivamente, cercò con lo sguardo la roulotte. Gli sembrò di vederla più bella e luminosa del solito; pareva che dentro vi fosse il sole, tanto era luminosa.......troppo
luminosa........
Ad un tratto trasalì ed ebbe una stretta al cuore : stava bruciando!
Fermò il motofurgone il più vicino possibile alla roulotte e saltò giù
appena in tempo per vedere, al bagliore delle fiamme, due ombre allontanarsi e scomparire nell'oscurità.
Er Cerasa capì che erano i due delinquenti che la sera precedente Brik aveva messo in fuga e che, evidentemente, avevano attuato la loro
minacia di vendicarsi.
Incurante di loro er Cerasa, seguito da Brik, si catapultò dentro la
roulotte con l'intento, se non di spegnere l'incendio, almeno di salvare
l'essenziale delle sue misere cose.
Entrò con una tale foga che la porta, dopo essersi spalancata con
violenza, sbattè e si richiuse di colpo. Appena dentro si rese conto che
ormai non c'era più nulla da fare, perchè le misere supellettili e i pochi
oggetti, erano già preda delle fiamme-
Il calore era talmente forte che si sentì mancare il respiro; inoltre si
ricordò che, da qualche parte, c'erano le taniche della benzina e del petrolio. Era pericoloso rimanere lì.
La maniglia della porta era talmente infuocata che, per tentare di aprirla, fu costretto ad afferrarla con uno straccio, ma questa resistette; il calore l'aveva cominciata a dilatare ed essa faceva corpo unico con il telaio della roulotte. Mentre sentiva che le suole delle scarpe cominciavano a scaldarsi, con la forza della disperazione sollevò
il portello di areazione posto sul tetto e, issandosi a forza di braccia,
riuscì a salire e a lasciarsi ricadere fuori.
Nel frattempo il bagliore delle fiamme aveva attratto e fatto radunare interno alla roulotte, tutta la miserabile umanità che la notte
popolava la bidonville; questa aiutò er Cerasa a porsi al sicuro, poi prese a godersi lo spettacolo scaldandosi al calore delle fiamme.
Seduto sul cassone del motofurgone, con una sigaretta accesa fra le
labbra, er Cerasa guardava inebetito la lenta ma inarrestabile distruzione della roulotte pensando, con filosofica rassegnazione, che
era si riuscito ad riavere il suo Brik, ma stava perdendo la "casa".
Malgrado la cupa disperazione che lo pervadeva tutto, per la tragedia che stava vivendo, non tralasciava di ripetere in continuazione, agli otto o dieci barboni presenti, di tenersi lontani, perchè la benzina ed il petrolio potevano esplodere da un momento all'altro.
-" Insieme a te ho visto entrare anche un cane - biascicò un
vecchietto con voce stridula- ed è ancora là dentro perchè
non l'ho più visto riuscire fuori" -

-" Ma non è possibile che sia ancora dentro - replicò una
vecchietta con i capelli bianchi, la faccia incartapecorita
e tutta coperta di stracci - altrimenti abbaierebbe come
un matto !""
Solo allora er Cerasa si accorse che il cane non era, come al solito,
vicino a lui.
-" Briiiiiiik !!! - urlò con quanto fiato aveva nei polmoni lanciandosi
verso la roulotte che, ormai incandescente,cominciava a
liquefarsi -
Fu afferrato appena in tempo dai presenti ed immobilizzato-
Un attimo dopo avvenne l'esplosione del liquido i infiammabile, che
fece salire le fiamme fino al cielo. Poi, piano piano, il fuoco, privo di
esca, cominciò a placarsi, lasciando vedere solo un ammasso di
ferraglie contorte.
Un'alba livida, preludio di pioggia imminente e dell'inverno ormai
prossimo, cominciò a diradare l'oscurità. Uno alla volta, in silenzio,
i macilenti relitti di una umanità emarginata, si allontanarono senza
parlare, per rientrare nei loro tuguri di fortuna.
Rimase solo la vecchietta coperta di cenci, con i capelli bianchi e la
faccia incartapecorita che, senza motivo apparente, non si decideva
di andarsene.
Finalmente, dopo aver dato un'ultima occhiata di sottecchi ar Cerasa,
si allontanò stancamente anche lei, scuotendo la testa e mormorando,
tra se e se, qualcosa. Ma il vento portò, impietosamente, fino alle orecchie der Cerasa le sue ultime parole : - " ..............che cane stupido!
...........è morto arrostito senza neanche abbaiare........!!!

La vecchia megera non poteva sapere che Brik aveva abbaiato
disperatamente, senza essere udito, perchè gli avevano segato le
corde vocali ! ! !



F I N E





(1) tratto dai racconti inediti: Diciassette storie "da" cani.

(2) vocabolo dialettale romanesco: il Ciliegia.

(3) vocabolo dialettale romanesco:colui che recupera materiale di scarto riutilizzabile

(4) Draht=filo metallico: Haar= pelo. Cane di origine tedesca di media taglia, molto coraggioso,particolarmente adatto per la caccia ai grossi mammiferi cha attacca,cinghiali, orsi, ecc........)

(5)Leccate.

(6)prendersi.








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martedì 6 novembre 2007

Strani sogni...........

Una notte che sognavo di essere sveglio
mi sono svegliato e ho visto che dormivo.......
Poi mi sono addormentato e non capivo
se stavo sveglio per dormire un pò meglio.....

Così ho dormito sveglio e sognai
di svegliarmi mentre ero addormentato,
perciò dormendo poi mi sono svegliato
finchè sognando non mi addormentai..........
Insomma, mi è riuscito di sognare
che ero sveglio invece di dormire,
ma sognando di dovermi addormentare.....

E alla fine stressato ho dormito senza un sogno
ma ero tanto sveglio da capire
che ho scritto questi strani sogni......e mi vergogno !!
MA